mercoledì 8 maggio 2019

Io vado a Torino




...e certo che ci vado.
Ci vado perché ho pubblicato sette romanzi e per ognuno di loro ho lavorato tanto. Mi sono emozionato nel vederli crescere, maturare, assumere la loro forma definitiva e adesso li voglio vedere ancora lì, esposti nella più grande e prestigiosa vetrina d'Italia. 
Ci vado perché gli editori che hanno deciso di pubblicarli hanno lavorato come me, anzi di più. In questo momento stanno allestendo, spostando scatoloni, aspettando disposizioni. Magari sono stanchi, di sicuro credono in quello che fanno. Ci vado perché, come me, ci sono altre migliaia di persone oneste che si sono fatte il culo per avere dei risultati e meritano di averli. Ci vado perché non sarà un nostalgico del ventennio che mette in vendita la sua merce sotto quel tetto a convincermi del fatto che tutti gli altri debbano scostarsi. E infine ci vado perché sono abbastanza grande da capire che quella polemica, come tutte le polemiche di questo mondo, è in parte sincera e in parte alimentata da biechi interessi commerciali e politici.


Ci vado perché devo ritirare un attestato per la pubblicazione di un nuovo racconto e non intendo rinunciare ad aggiornare la mia parete delle "soddisfazioni letterarie"




Ci vado, mi auguro che non ci siano problemi di ordine pubblico, che la gente diserti quello stand (che avrebbe dovuto essere notato molto prima) e che gli unici protagonisti siano gli autori, gli editori, i milioni di libri sulle bancarelle e la voglia di leggerli.



Buon Salone del Libro a tutti.


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