sabato 7 agosto 2021

La lavanderia a gettoni




Le trapunte sono tre e si sa, il numero tre, qualche volta, è difficile da comprendere anche se si può contare su una solida fede. 
Quella per l'inverno è leggera e calda e tecnologica. È confezionata con quei tessuti che non hai capito ma dove certamente nessuno ha torto una piuma a un pennuto. Quella per la mezza stagione, invece, è pesante, solida come roba da campo militare e molto probabilmente più calda di quella per l'inverno. Quell'altra è bianca e leggiadra come una nuvola al principio dell'estate e davvero non si capisce quale sia la sua collocazione nell'arco cronologico dell'anno intero.
Lo chiederò a mia moglie.
Sono ammonticchiate sul divano della sala cinema, e da un po', perché in agosto l'inverno è un lontano ricordo e, seppure il nord-ovest nel 2021 non abbia mai per davvero sofferto il caldo, quella montagna di tessuto e finte piume era diventata parte del paesaggio e i gatti ci si erano pure affezionati. Quando mia moglie, per sbrigarsi, butta le trapunte nel vuoto delle scale e facendolo trascina via dalla parete un paio di quadri, i gatti sono sconvolti e preoccupati che quel pezzo del loro mondo vada via per sempre e anzi, uno annusa quel vuoto per cercare una spiegazione.

La lavanderia a gettoni è di una catena svizzera, che si vanta di essere svizzera e che anzi, sostiene che l'igiene sia curata come solo loro sanno fare, che i loro cestelli girino veramente rotondo e che il silenzio sia assicurato come dentro una cattedrale.  È piazzata in un posto dove si parcheggia davanti e vi giuro, ho visto professionisti abili, guaritori, ragionieri, maghi e negozi a buon prezzo che hanno fallito solo perché non si parcheggiava davanti. Gli svizzeri non sono stupidi, sapete,  altrimenti non sarebbero fuori dall'Europa, non avrebbero le banche piene di soldi e il privilegio di essere neutrali in guerra. 
Le lavanderie a gettoni non hanno mai funzionato per davvero, non in Italia, non nelle piccole città. È indiscreto e pericoloso riempire il cestello delle cose tue e puoi diventare una favola ed essere costretto a cambiare provincia se una di quelle cose è davvero troppo sporca, macchiata di giallo o peggio, di marrone e anche se la cosa è caffè o aranciata, tu puoi giocarti la reputazione e la stessa tragedia capita se la biancheria è bucata, e mentre si agita fra l'acqua e il detersivo si propone con tutta la sua imperdonabile decadenza proprio addosso al vetro e dell'oblò e sotto gli sguardi inquisitori di tutti i clienti.
Saranno pure svizzeri ma una della macchine è fuori uso e il rimedio è molto italiano; un pezzo di nastro in carta appiccicato sul bottone dello start assieme a un laconico avvertimento in pennarello con scuse allegate. Ma le altre funzionano, eccome,  e anche se la signora anziana con la mascherina abbassata ha occupato da sola il tavolo intero e la signora giovane aspetta che l'asciugatrice smetta di lavorare e la signora più giovane ancora, alla quale per pigrizia chiedo informazioni, mi risponde di leggermi le istruzioni, l'atmosfera è quella giusta. 
My beautiful laundrette, Big Bang Theory, Mr Bean, lo storico spot della Levis.  Insomma, la lavanderia a gettoni ha ispirato tanto cinema e nei paesi anglosassoni è un posto dove è normale fare quattro chiacchiere e dove sono sicuramente nati tanti amori ma qui nessuno ci caga.
Il tempo di girarsi e arrivano le prime, feroci critiche. Sono a voce bassa, come si conviene a un buon pettegolo: "quella trapunta è troppo pesante e scivola indegnamente sul fondo del cestello senza rotolare." Lo dice la signora con la mascherina abbassata ma non è vero. È solo invidia o quell'insopportabile senso di superiorità che scaturisce alla vista dei novellini e allora mia moglie va a verificare ma la trapunta rotola. Rotola e danza immersa in un profumo di fresco e io stesso posso constatare che tutto funziona alla perfezione, che gira tondo come il  mondo e allora lo faccio: scrivo una recensione sul quaderno degli appunti e me ne frego se la biro Bic è infettata da mille mani ma lo voglio dire. Nessun accenno alla lavatrice rotta perché sono un ruffiano ma la critica dura è diretta alla clientela: qui, la gente non è capace di farsi i cazzi suoi! 
E per fortuna se ne vanno. Riempiono le borse Ikea impiegandoci un'eternità ma se ne vanno. 
In tutto quel tempo, la trapunta pesante ha girato assieme al cestello senza mai perdere un colpo.
Il ragazzo spigliato, che ovviamente ha parcheggiato davanti, svuota un sacchetto Ikea in lavatrice, saluta ed esce. Evidentemente non teme buchi, scuciture o macchie compromettenti.
Il secondo ragazzo spigliato arriva e riempie la lavatrice con cura. Il sacchetto è Ikea e niente, mi convinco che questi appartengano a una setta. È uno sportivo e si vede: capi gialli fosforescente, arancione fosforescente, verde radiazioni nucleari. Jeans bassi, magliette aderenti e completo da ciclista. Le mutande di Batman. 
Saluta, se ne va e sono un po' invidioso delle sue mutande.
La lavanderia a gettone è bella. 
I panni sporchi non si lavano in casa, al massimo si lavano in Arno come diceva Manzoni e tutto è andato bene. Abbiamo ritirato le trapunte e  abbandonato le lavatrici al lavoro mentre mille pipistrelli subivano la centrifuga senza lamentarsi e siamo andati alla ricerca di un sacchetto Ikea.
I gatti, manco a dirlo, ci stanno guardando malissimo.