domenica 8 settembre 2019

I grandi romanzi portati al cinema. Istruzioni per l'uso

IT - Capitolo 2- Recensione e qualche riflessione letteraria




Cinque ore di film. 
Questo è il minutaggio che Andrés Muschietti & c. hanno ritenuto opportuno per rendere l'idea al cinema di uno dei più amati romanzi dei nostri tempi: IT, di Stephen King.
Il film, che come tutti sanno è stato proposto al pubblico in due distinti capitoli, separati l'uno dall'altro da  un paio di lunghi anni, affronta una storia complessa, caratterizzata da numerosi sottoplot narrativi, personaggi definiti con pazienza, ambientazioni descritte nei minimi particolari.
La prima, enorme differenza  che un amante del romanzo riscontra alla visione del film, è la netta separazione delle storie dei protagonisti, da ragazzini e in età adulta. Nel libro si può apprezzare la struttura narrativa che alterna, dall'inizio alla fine, i due differenti momenti storici senza mai confondere il lettore. Il film, almeno nella sua prima metà, sceglie di proporre la sola storia dei ragazzini, facendo intuire che, nel secondo e conclusivo capitolo, ci sarebbe stato spazio per i soli protagonisti adulti. La mia considerazione in tal senso era stata positiva: ma certo, mi ero detto, la lavorazione è assai lunga, la pausa fra un film e quell'altro è imposta da esigenze commerciali, i ragazzini inevitabilmente cresceranno e ci troveremo con quelle barbe adolescenziali difficili da mascherare, con quella statura evidentemente aumentata, con quel seno cresciuto nell'intervallo fra il primo e il secondo tempo. E invece mi sbagliavo, perché nel capitolo conclusivo i ragazzi occupano un minutaggio importante e fanno da collante per la storia. Mi chiedo allora perché, fin dall'inizio, non si sia potuto aderire alla struttura a capitoli alternati del romanzo.
Il film, nelle sale da questo giovedì, ha già attirato le ire funeste degli amanti del romanzo e i motivi sono sempre, pressapoco i medesimi:
1. le storie dei personaggi sono state banalizzate
2. troppi plot narrativi sono trascurati e relegati a semplici frame comprensibili ai soli fans del re
3. il finale è stato stravolto.

Esaminiamo allora le critiche ricorrenti e vediamo se sia il caso di confermare o sfatare.
Le storie dei personaggi sono state banalizzate. 
Sì, lo sono state. I protagonisti hanno ognuno una storia di vita complessa. I tratti caratteriali, che al cinema appaiono spesso tagliati con l'accetta, sono frutto di vicissitudini esistenziali che l'autore descrive con il massimo impegno affinché il lettore possa innamorarsi dei personaggi. La principale mia delusione in merito al capitolo 2, è stata di vedere il rapporto putrido fra Beverly Marsh e il marito violento, relegato a qualche secondo di rissa enfatizzata dall'audio spinto al massimo mentre, e i lettori se lo ricorderanno bene, la ribellione di Beverly al marito, con la tempesta di prodotti cosmetici che annichilisce e relega in un angolo il malcapitato, è un'autentica perla narrativa, qualcosa che ogni autore dovrebbe leggere e rileggere per imparare cosa si intende per ritmo, enfasi e violenza. 
La storia di Ben Hascom che si ubriaca al bar prima di tornare a Derry, che nel film non è stata presa in considerazione, rimane a mio parere un pezzo da antologia che regista e sceneggiatori avevano il dovere di inscenare. 
Quindi le scelte in questo senso sono state infelici, anche alla luce di un paio di imperdonabili cadute di ritmo nel film che avrebbero potuto essere gestite assai meglio.




Troppi plot narrativi sono trascurati e relegati a semplici frame comprensibili ai soli fans del re.
E' una critica che non condivido. Molti retroscena del libro non aggiungono o tolgono nulla alla bontà del lavoro ed è stato giusto, anche alla luce delle sacre "esigenze cinematografiche" che tali storie siano state abortite del tutto o ridotte a menzioni di pochi fotogrammi. Sviluppare integralmente una storia come quella, avrebbe richiesto una serie tv lunga un'intera stagione e non sarei pronto a giurare sul gradimento assoluto di una simile iniziativa, anche alla luce del numeroso pubblico del tutto ignaro dell'esistenza stessa del romanzo. I produttori cinematografici, occorre ricordarsi, si rivolgono ad un pubblico eterogeneo e piuttosto capriccioso.



Il finale è stato stravolto.
Senza alcun dubbio e non solo, sono usciti dal radar mogli e mariti ma, come allude lo stesso King, autore di un divertentissimo cameo all'interno del capitolo due: i miei finali fanno schifo. E' evidente che, sebbene la battuta sia rivolta a Bill, il destinatario della critica sia l'autore stesso, troppe volte lodato per la meravigliosa condotta dei propri romanzi ma attaccato per quei finali un po' rappezzati.
In ogni caso e a conti fatti, la trasposizione di IT al cinema è in definitiva un film riuscito, formalmente e sostanzialmente aderente al testo, tecnicamente ineccepibile, ben girato e interpretato. 
Personalmente ho apprezzato il garbo con il quale la scena di sesso fra i ragazzi, ovviamente improponibile, è stata sostituita con un'astuta strizzatina d'occhio,  mettendo in evidenza la scritta Losers sul gesso (proprio mentre i ragazzi si stringono in un simbolico abbraccio), abilmente  camuffata con la V rossa che la trasforma così in Lovers.
Auguro buona visione a quanti ancora non abbiano visto i film.


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