sabato 12 gennaio 2019

Ma quante storie!








Ma quante storie!
Avete mai provato a pensare al numero di persone che si occupa di scrivere storie? 
Sono tantissime e scrivono da secoli per pubblicare un libro, per il cinema, per la TV, per i fumetti, per la pubblicità o per le cene con delitto. 
Ci sono professionisti pagati per inventarsi le storie. 
Qualcuno è vero, ogni tanto cala l'asso e mette giù l'idea assolutamente originale, qualcun altro, invece, si limita a saccheggiare, rielaborare, comporre. Certe volte, per scrivere storie, non occorre la fantasia ma la memoria. Riproporre un vecchio libro che nessuno legge più, fare proprie delle storie trovate sulle pagine di una rivista ammuffita, ricordarsi di quella trovata che avevate visto in un B-movie, attingere a favole raccontate ai bambini o alle vecchie leggende che riecheggiano in quella valle di montagna nelle sere passate davanti al caminetto.
Scrivere una storia originale è una delle cose più difficili in assoluto e, per quanto si possa giurare di essere senza peccato, di sicuro si rischia di invadere il campo che qualcuno aveva già coltivato, magari anni prima. 




E poi esiste l'aspetto economico.
Se a voi, in sonno o in veglia, venisse l'idea più fantastica, superlativa, unica e irripetibile di sempre, cosa fareste?
Ma la mettereste giù, naturalmente. 
E poi?
Se avete un editore, grande, grosso e cattivo del quale vi fidate, potreste proporgliela e via, il nuovo Terminator sarà pronto, il nuovo Predator pure ma anche il nuovo Alien o il nuovo Guerre Stellari, se vi pare.
Ma se non avete un riferimento solido, qualcuno che sia capace di proteggere i vostri diritti d'autore dagli sciacalli, cosa fareste? Mandereste il testo in valutazione a destra e sinistra? Lo mettereste in mano a un sedicente agente letterario che vi martella di pubblicità sui social?
Io non lo farei mai. 
Non lo farei sapendo che i valutatori sono spesso scrittori come me e che qualcuno, con l'etica sotto le scarpe, invidioso o in crisi creativa, potrebbe stroncare il lavoro per poi prendere l'idea, dargli una mano di vernice e spacciarla come sua. 
Bel pasticcio, vero?
Quindi, o potete contare su un editore che sguinzaglierebbe feroci avvocati in vostra difesa, oppure rischiate l'esaurimento nervoso dopo avere visto una major di Hollywood fregiarsi del vostro lavoro.
È pacifico che, per avere un editore pronto a schierare la Legione Straniera a vostra tutela, prima dovreste avergli fatto guadagnare almeno qualche milione di dollari, ma tant'è...
La mia modesta opinione è che l'idea deve essere blindata per bene, magari con una forma di auto spedizione, con posta tradizionale o elettronica, dentro una busta che si aprirà solo davanti al giudice, o contenuta in un file che sarà la prova della sua originalità.
Sono dell'avviso che la storia sia importante, ma mai quanto la buona scrittura, i personaggi, le atmosfere, i contenuti e quei mille particolari che rendono un libro indimenticabile e che infine lasciano la bocca buona. 
Inoltre, il rovescio della medaglia sta nel fatto che un'idea forte porterà inevitabilmente alla sua reiterazione, e conseguentemente alla nausea. 

A parte rare eccezioni, non provo simpatia per le saghe.

Vedo scrittori in crisi creativa arrampicarsi sugli specchi e trascinarsi attraverso personaggi sempre meno convincenti. Vedo dare vita a inutili cloni e portare avanti la triste politica della minestra riscaldata.
Secondo me una storia deve essere autoconclusiva.
Quindi amici, evitate di mettere in opera protocolli rigidi, non provate a sbiadire situazioni e personaggi già pensati da altri, lasciate perdere lupi mannari e derivati, vampiri troppo belli per essere veri, ricchi seduttori con il pallino per il sado-maso, elaborate rapine in banca, complicati tradimenti in affari e case maledettamente maledette, perché tanto qualcuno ci ha già pensato. 
Nutrite la vostra anima e, come diceva il caro, vecchio Ernest Hemingway, sedetevi davanti alla macchina da scrivere e cominciate a sanguinare.



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